Se sapessi parlare d’amore

Se sapessi parlare d’amore, credo che ti telefonerei tra un’ora o due.
Con la voce assonnata, resa stanca da una giornata che non vuole finire, ti confesserei che non ho smesso di guardarti neanche un attimo, nonostante la folla, nonostante la nebbia, nonostante mi brucino gli occhi per quanto t’ho guardata in questa vita.
Eppure se di vita ne avessi un’altra, o altre due, o ancora mille, le passerei tutte a guardarti e te lo racconterei senza pudore, in una telefonata che durerebbe tutta la notte.
Ti ascolterei sospirare spazientita perché non ti lascio andare, e tu le odi queste mie catene, il modo in cui ti tengo le mani sui fianchi e pretendo di penetrarti nell’anima solo sfiorandoti. Tu non lo puoi capire questo modo folle ed estremo d’amare, così se sapessi parlare d’amore, te lo spiegherei a parole.
Ti direi degli scrosci di pioggia dentro la testa, interrotti all’improvviso da un raggio di sole. Ti parlerei di quando, spiazzato dal bel tempo, mi sono crogiolato come la più pigra delle lucertole, schivando l’ombra, cercando di prolungare il piacere del calore sulla pelle, godendomi la tregua dal mio eterno temporale interiore.
Ti chiedo scusa se quando è cambiato il vento io ero senza ombrello e ho dato a te la colpa. Ti chiedo scusa se non ho fatto in tempo a ripararmi, e ti sono sembrato un pazzo, un cretino sotto la pioggia, un folle incazzato col mondo, uno a cui viene voglia di fare una telefonata in piena notte solo per chiederti “per favore vienimi a salvare. Continuo a provocare le tempeste da cui solo tu mi sapevi difendere”.

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